ALLUVIONE LIGURIA E TOSCANA: IL CASO DI VERNAZZA
Vernazza, una delle perle delle Cinque Terre, dove il comune "conta danni complessivi per 50 milioni di euro oggi è raggiungibile solo via mare e potrebbe restare isolata via terra per molti mesi, perchè l'unica strada che conduceva al paesino rivierasco è andata completamente distrutta". È quanto affermano fonti vicine al sindaco. Al momento dei 600 originari abitanti, ne restano in paese solo 150. "È tornata la luce - spiegano le stesse fonti - ma ci sono ancora quattro metri di fango per le strade, i collegamenti telefonici funzionano a singhiozzo e il canale che attraversa il paese è ancora pieno di fango". Quanto ai "collegamenti ferroviari - spiegano fonti delle Ferrovie dello Stato - si lavora giorno e notte per riattivare anche il secondo binario sulla La Spezia-Genova. Ci vorrà ancora qualche giorno per tornare alla normalità. Per motivi di sicurezza, invece, la stazione del borgo marinaro, resta al momento ancora chiusa". Tratto da Agi.it.
Il caso di Vernazza è stato preso come esempio da numerosi interventi proposti in diverse trasmissioni. Vernazza non ha subito nessuna cementificazione, non ci sono fenomeni di abusivismo. Inoltre, i muretti a secco che tagliano le ripide pareti collinari sono tutti di recente costruzione. E allora? Quali le possibili cause della tragica alluvione? Bene, soffermiamoci un attimo sull'immagine sottostante, tratta da GooglEarth:
Si nota facilmente il corso del fiume, che nel succedersi dei secoli ha profondamente scavato i pendii, ora in buona parte terrazzati e privi della copertura vegetale; si nota poi, altrettanto facilmente il paese di Vernazza, dislocato proprio nella piccola area deltizia di origine fluviale. In altre parole, Vernazza, in completa buona fede, è stata edificata, nel corso della storia, dentro il letto di quel torrente piccolo e banale, ma che una settimana fa si è trasformato in un muro d'acqua.
Vernazza sarà in pericolo anche nel futuro, come tante altre località della Liguria e della Toscana, perchè costruita dove dovrebbe esserci la foce di un fiume, ovvero un ambiente di transizione, tra terra e mare, altamente dinamico e in continua trasformazione.
Nulla centra la scusante dell'abbandono del territorio; le cause, nel contesto ligure, sono
da ricercarsi sia nell'uso che si è fatto del territorio stesso (i terrazzamenti estesi fanno scendere a valle l'acqua piovana alla velocità massima, quindi sarà massima anche l'onda di piena) sia in quelle che sono state le modificazioni che ne hanno determinato l'instabilità attuale, aggravate certamente da precipitazioni imponenti ma ormai da considerarsi ordinarie.
Di ieri la notizia del ritrovamento del cadavere di una persona nel mare di fronte a Monterosso, uno dei comuni delle Cinque Terre più colpiti dell’alluvione. Si tratta della nona vittima ufficiale dell’ondata di maltempo che ha investito Liguria e Toscana. Il corpo è quello del volontario scomparso Sandro Usai, 40 anni. Lo ha confermato il sindaco di Monterosso. Il cadavere è stato recuperato nei pressi di Punta Mesco ed è stato caricato su un gommone della Guardia Costiera e portato a La Spezia.
ALLUVIONE LIGURIA E TOSCANA: LETTERA APERTA DI Andrea Corigliano: SE TOGLI UNA ZOLLA AL FIUME, POI SE LA RIPRENDE...
Mia cara Spezia, desidero scriverti questa lettera addolorato per come la natura ti ha ridotta. O forse bisognerebbe dire per come l’uomo ha contribuito affinché tu ti riducessi in questo stato, con interi paesi resi irriconoscibili e sepolti dal fango? Penso a chi ha perso la casa, a chi ha perso il lavoro ma, soprattutto, penso alle famiglie alle quali un fiume di distruzione ha tolto delle persone care: una tragedia nella tragedia, perché quando si tocca la vita i danni materiali passano sempre in secondo piano...
Non avrei mai pensato che la violenza della natura potesse arrivare a tanto, perché quell’abominio di pioggia partorito dall’atmosfera, fino al 25 ottobre apparteneva solo al mondo dell’immaginazione. Ora tu, cara Spezia, sei stata scelta dal destino perché gli effetti dirompenti di quel mostro d’acqua si materializzassero sotto lo sguardo impietrito di chi, magari, cercava di salvarsi dalle grinfie di due fiumi, il Magra ed il Vara, che sono esondati facendo esplodere tutta la propria potenza devastatrice.
C'è tanta rabbia nel mio animo ed in quello dei tuoi abitanti. Perchè nell’era di internet, della tecnologia e delle missioni spaziali, non si è ancora consapevoli che se togli una zolla di terra al fiume, poi lui se la riprende con prepotenza e con gli interessi. Perché non c’è una cultura di rispetto per l’ambiente. Perché manca un piano di sensibilizzazione e di informazione capillare che faccia capire che cosa sono le allerte idrogeologiche, qual è la loro importanza e quali sono i rischi che si corrono se non si seguono le procedure studiate per superare l’emergenza che si presenta. C’è tanta rabbia perché, sempre nell’era di internet e dei voli nello spazio, quanto accade sul tuo territorio non lo conosci in tempo reale. Lo sai, cioè, quando non puoi più fare nulla, quando la tragedia è in atto e, magari, quando sono le anime dei morti a dirti che i loro corpi sono rimasti affogati e portati via come fuscelli.
Tutto questo è inaccettabile. Chissà che cosa scriverebbero oggi i Poeti che hanno abitato il tuo Golfo, vedendo i paesi delle Cinque Terre e delle tue vallate sfregiati in questo modo! Quale colpo al cuore avrebbero dovuto sopportare se avessero avuto la possibilità di vivere questi giorni d’inferno, abituati come sono stati ad ammirare i colori dei tuoi tramonti e delle tue vallate che dall’Appennino scendono fino al mare!
Cara Spezia, mai più devi essere offesa in questo modo! Mai più si dovrà ripetere che siano le vite umane a pagare il prezzo più alto dell’incuria, del menefreghismo e dell’onnipotenza dell’uomo stesso che oggi pretende di superare i limiti dell’infinito, perdendo così i contatti con il mondo che lo circonda!
Curati le ferite, ora... nella speranza che presto arrivi il giorno in cui ci sia un nuovo modo di pensare e di agire per e tra tutti i tuoi cittadini, aiutati magari da un bagaglio di conoscenza più solido su come bisogna comportarsi quando la natura calca troppo la mano con i fenomeni meteorologici. Tratto da Meteorologica.it.
ALLUVIONE LIGURIA E TOSCANA: L'INGENUITÀ DEGLI AMMINISTRATORI
Non ci meravigliano, per l'ennesima volta,
i commenti di quanti dovrebbero correttamente amministrare il territorio, soprattutto se a rischio idrogeologico come lo sono i territori della Liguria e della Toscana colpiti dalla tragica alluvione. Purtroppo anche ieri sera, in una delle tante trasmissioni televisive dedicate, i sindaci dei paesi colpiti sono intervenuti 'facendo' i geologi e ostentando soluzioni che mai hanno funzionato e che mai funzioneranno. In particolare il sindaco di Brugnato ha parlato di pseudointerventi relativi all'escavazioe dell'alveo del fiume e alla pulizia degli argini. Un fiume con l'alveo più profondo, secondo la logica, non sarebbe esondato. Purtroppo è esattamente il contrario: gli interventi di ingnegneria idraulica come l'escavazione e l'arginatura dei corsi d'acqua sono sempre stati fallimentari. Inutile anche la logica palesata dall'ex sindaco di Aulla, Lucio Barani, che è intervenuto raccontando degli argini realizzati nei primi anni '60 e che furono poi raddoppiati nel 2001, su indicazione e progettazione del Genio Civile. Ancora non si è compreso che argini più alti, di 30 cm o di un metro, servono davvero a poco se si costruisce a pochi metri da un corso d'acqua o adirittura entro il suo alveo. Il fango e i detriti sono arrivati al solaio dei primi piani degli appartamenti, colmando vie e ogni anfratto disponibile; ovviamente un alveo escavato sarebbe stato colmato immediatamente, come sempre accade, vanificando il tempo speso per lavori inutili quanto dannosi e antieconomici.
Purtroppo la polemica non si spegnerà presto, i mancati avvisi alla popolazione di Pontremoli hanno generato sentimenti di rabbia, poiché l'ondata d'acqua sembra abbia impiegato un paio di ore per giungere ad Aulla, il che se è vero, avrebbe permesso di salvare cose e soprattutto la vita di coloro che l'hanno persa.
Inutile anche affermare che mai si era verificato un evento del genere, la storia delle piene è lunga e la memoria si perde facilmente. Inutile affermare che ad Aulla quel giorno non stava piovendo, come è inutile concepire gli interventi sul territorio secondo vecchi schemi costosi, che fanno gola a molti ma che si rivelano sempre e comunque fallimentari.
Diamo la parola a geologi, a esperti di ingegneria
naturalistica, a ecologici e per la prima volta tagliamo fuori ingegneri idrauli che concepiscono il fiume come un canale di scolo, atto solo a defluire il più velocemente possibile le acqua che lo alimentano.
E poi basta
con i vari Mario Giordano, ce ne sono davvero troppi, e talmente presuntuosi da evocare soluzioni più fallimentari di quelle gia attuate e soprattutto antiscientifiche e basate su logiche vetuste. Diamo voce, per una volta nella storia del nostro paese a quanti davvero sono in grado di proporre soluzioni concrete, basate sullo studio del territorio concepito come ecosistema nella sua globalità. Emarginiamo ignoranza e superficialità a favore di chi ha le risorse culturali per intervenire su un territorio gia compromesso da decenni di malagestione.
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